De Rosa: «La crisi energetica ci obbliga a riflettere sul processo di transizione»
«Siamo operatori logistici intermodali leader a livello europeo e operiamo con oltre 30 sedi in tutta Europa. Considerando la tutela dell’ambiente una priorità assoluta, siamo stati pionieri nella decarbonizzazione del trasporto su strada, grazie all’impiego della trazione alternativa al diesel – dice Il CEO di SMET Domenico De Rosa – Da anni utilizziamo i mezzi a LNG e guardiamo con grande interesse anche all’elettrico e all’idrogeno. Pensiamo però che la crisi energetica in atto e l’aumento esponenziale nel prezzo del carburante, debbano imporre una riflessione sul processo di transizione energetica, così com’era stato ideato ed avviato fino ad oggi. In questo scenario l’unica alternativa plausibile e l’unica salvaguardia per il settore trasporti, è il potenziamento dell’intermodalità ferroviaria e marittima, che il Gruppo SMET ha sviluppato in partnership con il Gruppo Grimaldi a partire dalla metà degli anni ’90».
Cosa pensa dell’attuale situazione del mercato? Quanto sta incidendo lo scenario geopolitico sul vostro lavoro?
«L’attuale scenario geopolitico ha già avuto ed avrà ancora ricadute drammatiche per il settore trasporti e per la crescita economica del Paese. Appare ormai chiaro che dovremo fronteggiare a lungo il fenomeno dell’inflazione, spinto a sua volta dallo shock energetico in atto: una circostanza che rende necessarie misure urgenti e straordinarie, prima che il Paese scivoli definitivamente verso la stagflazione economica. Sul fronte della transizione energetica è ormai evidente che il conflitto in Ucraina ha imposto una brusca frenata allo svolta green, compromettendo definitivamente tutti i progetti aziendali. La crisi non ha fatto che confermare la fragilità del piano energetico dell’Italia, a cui nell’immediato possiamo porre rimedio solo con un taglio deciso delle accise, che darà sollievo ad aziende e privati cittadini. Nel medio e lungo periodo sarà invece necessaria una seria riflessione sulla svolta nucleare in formato europeo, l’unica a poterci garantire autonomia e sostenibilità».
Che cosa pensa dello stato di salute delle infrastrutture nel nostro Paese?
«Lo stato in cui versa la rete infrastrutturale italiana è un problema molto serio, una criticità preoccupante, sulla quale mi auguro che i 25 miliardi di euro stanziati dal PNRR possano essere risolutivi. La trasformazione dell’Italia in Paese moderno ed evoluto potrà avvenire solo attraverso il completo ammodernamento della rete infrastrutturale e in particolare delle autostrade che oggi in alcune aree, quali la Liguria, la dorsale appenninica e il Mezzogiorno, non consentono una rapida circolazione delle merci a causa dei continui lavori di manutenzione e rendono difficoltoso l’accesso ai porti con una costante perdita in termini di volumi movimentati».
Cosa si aspetta dall’attuazione del PNRR?
«I 221 miliardi di euro, tra fondi dell’Unione Europea e risorse interne, sono per l’Italia un’opportunità senza precedenti. Come ha ricordato il Presidente Draghi, non è solo una questione di lavoro, di benessere e di reddito. È un discorso molto più ampio, che include i valori civili fondamentali, dal quale dipende il destino del Paese, ed è nel contempo solo la fase iniziale di un programma molto più lungo e fondato su quattro pilastri: interventi infrastrutturali, riforme, innovazione tecnologica e fisco. Non dobbiamo infatti dimenticare che i 2/3 dei fondi stanziati dal PNRR sono a prestito e non devono essere vanificati con interventi a pioggia di natura assistenzialista. Servono dunque capacità di visione e responsabilità di spesa».
Fonte: The Medi Telegraph