Green Deal europeo: che cos’è e perchè è così importante

green deal europeo

Green Deal europeo: che cos’è e perchè è così importante

Nel dicembre 2019, la presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen, ha deciso di avviare l’attuazione di un Green Deal o Patto Verde europeo, firmato dai Paesi europei che cooperano per regolare le emissioni di gas effetto serra nell’atmosfera e per convertire tutte le politiche dell’Unione europea in politiche verdi. Il Green Deal europeo, in effetti, consiste in un patto climatico atto a trasformare tutte le politiche europee in fatto di clima, trasporti, ed energia in politiche verdi e quindi a bassissimo consumo ed emissione di gas nocivi, in modo tale da conseguire un’economia moderna, pulita ed efficiente per risorse e competitività.

Il Green Deal europeo: un’introduzione alla materia

Riguardo al Patto Verde europeo, di seguito verranno trattate tematiche che è fondamentale siano chiare per comprendere l’importanza del patto stesso: in cosa effettivamente consista il Green Deal dell’Europa e quali obiettivi si propone di raggiungere nell’arco di qualche decennio. Il motivo per cui si è deciso di avviarlo e perché ne abbiamo effettivamente bisogno. Come realizzare un patto verde e quali settori sono maggiormente impegnati nell’attuazione delle politiche che lo costituiscono; le opposizioni al Green Deal da parte di alcuni paesi dell’Unione europea e di organizzazioni ambientaliste.

Che cos’è il Green Deal europeo?

Il Patto Verde è un insieme di iniziative politiche proposte dalla Commissione europea nel 2019 e firmate dal Parlamento europeo nel gennaio del 2020, che induce a rivedere ogni legge già esistente in un’ottica più eco-sostenibile e a introdurre nuove leggi per la salvaguardia della biodiversità, sulla produzione di energia circolare, sulla ristrutturazione di edifici già esistenti e sul rinnovamento delle tecniche agricole. L’obiettivo principale di ogni singola misura politica proposta dal Green Deal è quello di raggiungere la neutralità climatica nell’Unione europea entro il 2050.

Questi provvedimenti sono stati avviati dalla presidente della Commissione europea, che afferma che la loro importanza è paragonabile alla prima escursione dell’uomo sulla Luna, in seguito alla scoperta di alcuni dati disarmanti. La salute del nostro pianeta è continuamente minacciata dalle gravi conseguenze delle emissioni inquinanti di gas a effetto serra nell’atmosfera che, a lungo andare, cambieranno definitivamente in peggio le condizioni di vita di coloro che abitano la Terra, umani, animali o vegetali che siano. Il futuro del genere umano come di tutti gli esseri viventi e del Pianeta che chiamiamo “casa”, ormai dipende solo e unicamente dalle nostre azioni e da come si decide di gestire il problema. Dal momento che sarebbe impossibile eliminare di colpo ogni emissione nociva, dato che queste non sono altro che il risultato di alcune attività fondamentali, l’Unione europea ha pensato di attuare delle politiche per arginare e diminuire notevolmente la loro produzione, attraverso e grazie al Patto Verde e gli obiettivi che si prefigge, assieme ad alcune politiche fondamentali per l’attuazione di tali obiettivi.

Dunque, possiamo concluderne che i motivi che effettivamente sottendono alla creazione del Patto Verde europeo siano il cambiamento climatico, la graduale e drammatica scomparsa di biodiversità, la produzione di rifiuti che si moltiplicano di anno in anno, l’inquinamento delle acque e la riduzione dell’ozonosfera, riguardo ai quali già nel 2019 si prevedeva e si era dimostrato che:

  • entro il 2030, i livelli di anidride carbonica sarebbero raddoppiati e nei mesi estivi la temperatura del mare in Europa sarebbe aumentata di 2-3 °C;
  • l’Europa fosse responsabile di quasi un terzo delle emissioni mondiali di gas responsabili della riduzione dell’ozono;
  • oltre il 50% di tutta la superficie in cui si trovano gli ecosistemi in Europa fosse minacciato da problemi di gestione e da altri fattori di stress;
  • in media, ogni anno 700 mila ettari di boschi all’interno dell’Unione europea fossero devastati da incendi, conseguenza del degrado delle foreste o spesso “provocati da fattori socioeconomici”.

Questa visione, già negativa, del destino della Terra, è stata ulteriormente aggravata quando, con il primo volume del 6° rapporto dell’IPCC dell’agosto 2021, si è stabilito che la nostra è l’ultima generazione a poter intervenire in tempo per salvare le sorti del pianeta, in quanto solo dei provvedimenti di immediati iniziazione e risultati riusciranno a cambiarne il destino prima che sia troppo tardi, prima che le negative condizioni climatiche ed energetiche diventino effettivamente definitive. Bisogna mettercela tutta ed armarsi di politiche verdi affinché l’Europa sia il primo paese a far diminuire le proprie emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 e per raggiungere i seguenti obiettivi entro il 2050:

  • raggiungere la neutralità climatica;
  • rendere i trasporti sostenibili per tutti;
  • guidare la terza rivoluzione industriale;
  • attuare un sistema energetico più pulito;
  • ristrutturare gli edifici per uno stile di vita più ecologico;
  • preservare la natura.

Perché abbiamo bisogno del Green Deal?

Come si è potuto evincere da quanto scoperto finora riguardo alle sorti e alle attuali condizione del nostro pianeta, il Green Deal diventa dunque indispensabile per riuscire ad apportare un cambiamento importante, per riuscire a mutare e migliorare il destino climatico ed energetico della Terra, ma non solo.

Il Patto Verde, infatti, impone agli Stati europei alcune sfide significative atte a migliorarne le condizioni di efficienza e competitività, come per esempio comprendere in che modo tutti i Paesi dell’Unione europea (meno pochi che hanno rifiutato di firmare il patto) possano essere resi partecipi dei benefici che esso comporta nel modo più rapido ed equo possibile. Tutto ciò, inoltre, genera la creazione di posti di lavoro orientati al futuro, oltre che la trasformazione delle energie in nuove energie pulite per tutta l’Europa.

Le istituzioni europee si sono mobilitate tutte per rispettare quelle che ormai non sono più semplici ambizioni ma dei veri e propri obblighi, che prevedono il lavoro combinato dei seguenti settori.

Mobilità sostenibile

Attraverso una serie di politiche che fanno parte della cosiddetta logistica sostenibile si punta a ridurre le emissioni causate da mezzi di trasporto marittimo (sviluppo di uno spazio marittimo europeo sostenibile), aereo (creazione di carburanti sostenibili per l’aviazione) e stradale, soprattutto di veicoli a combustione.

Energia rinnovabile

In questo settore, lo scopo è arrivare all’utilizzo (preferibilmente esclusivo) di risorse energetiche rinnovabili e combustibili alternativi, nonché dare la priorità all’efficienza energetica, garantire un approvvigionamento energetico dell’Unione europea a prezzi accessibili e disporre di un mercato europeo dell’energia completamente digitalizzato, integrato e interconnesso.

Costruzione edilizia e ristrutturazione

Nel seguente ambito si utilizzano spesso unicamente risorse non rinnovabili, pertanto il piano prevede che vengano piuttosto adoperati metodi di costruzione efficienti dal punto di vista energetico. Come nel caso della progettazione di edifici “a prova di clima”, perseguita attraverso l’aumento della digitalizzazione e l’applicazione di regole relative al rendimento degli edifici.

Industria e agricoltura sostenibili

L’introduzione dell’energia circolare porterà alla sostenibilità dei processi industriali, che oggi come oggi sono la maggior causa di emissione di gas nocivi. Gli obiettivi sono: “responsabilizzare i cittadini, rivitalizzare le regioni e disporre delle migliori tecnologie”; il potenziamento degli aspetti moderni delle industrie; l’esplorazione e la creazione di mercati dei beni a favore dell’economia circolare e climaticamente neutri; la “decarbonizzazione e modernizzazione delle industrie ad alta intensità energetica (dell’acciaio e del cemento)”. È prevista anche l’introduzione di una “Politica dei prodotti sostenibili” che ridurrà lo spreco di materiali.

La strategia “Dal produttore al consumatore” si occupa di sostenibilità alimentare e di sostenere i produttori, cioè gli agricoltori e i pescatori. I metodi di produzione e trasporto delle risorse devono essere ecologici per aumentare l’efficienza di ogni processo che si debba effettuare, senza variazioni di prezzi o qualità dei prodotti. Si intende, inoltre, ridurre l’uso di pesticidi chimici e indirizzare i consumatori verso la scelta di imballaggi sostenibili.

Eliminazione dell’inquinamento e biodiversità

Dal produttore al consumatore prevede anche delle direttive sull’eliminazione dell’inquinamento attraverso la sostituzione di materiali inquinanti per arrivare a un tasso di “inquinamento zero”, in particolar modo si punta ad eliminare le microplastiche e i prodotti farmaceutici.

Nel 2021 verrà proposta una strategia per la protezione della biodiversità dell’Unione europea. Gli obiettivi in quest’area sono: il ripristino degli ecosistemi danneggiati, attraverso l’introduzione dell’agricoltura biologica; il favoreggiamento del processo di impollinazione; il rimboschimento, piantando 3 miliardi di alberi entro il 2030. La realizzazione di tutti questi provvedimenti, renderà possibile il ripristino degli ecosistemi e dei loro livelli biologici.