«La crisi rilancia l’intermodalità marittima»

trasporto intermodale ferroviario

«La crisi rilancia l’intermodalità marittima»

«Siamo l’operatore logistico intermodale leader a livello europeo – dice Domenico De Rosa, amministratore delegato del Gruppo SMET – Il nostro gruppo, fondato a Salerno più di 70 anni fa, per molto tempo si è dedicato esclusivamente al trasporto su strada. A metà degli anni ‘90 abbiamo però percepito le grandi potenzialità dell’intermodalità marittima e ferroviaria, di cui siamo stati pionieri in Italia e in Europa, aprendo così la strada a modalità di trasporto più vantaggiose in termini di emissioni inquinanti, sicurezza del personale viaggiante e costi economici. Oggi ragioniamo principalmente in termini di intermodalità al quadrato, che associa e mette a sistema il trasporto marittimo e quello ferroviario e che a nostro avviso avrà un ruolo strategico nel complesso processo di transizione energetica che dobbiamo affrontare. Nel 2021 il Gruppo SMET ha convertito all’intermodalità mare/ferro il 72% dei suoi flussi. Prevediamo di superare l’80% nel 2022.

Che cosa pensa dell’attuale momento geopolitico e quali ripercussioni si aspetta, sulle attività logistiche portuali della Liguria?

«La situazione geopolitica di forte tensione ha un’importante ricaduta sulla crescita economica dell’intero paese e, in particolare, sull’andamento del settore trasporti. Non abbiamo in realtà memoria di una contingenza tanto drammatica da costringere il mondo ad un passaggio, senza soluzione di continuità, dall’emergenza sanitaria a quella bellica. Sulle attività logistiche e portuali della Liguria mi aspetto che le stesse ripercussioni che vedremo in tutto il Paese, a partire da un processo di stagflazione che temiamo sia ormai inevitabile a causa dell’inflazione e dello shock energetico in atto. È chiaro che, in tale scenario, la decarbonizzazione del settore trasporti andrà totalmente ripensata. Sarà necessario prendere coscienza dei limiti intrinsechi della svolta green così come è stata concepita e dare nuovo impulso all’intermodalità marittima e ferroviaria, al cui ulteriore sviluppo il sistema portuale di Genova e Savona dovrà farsi trovare pronto. Per quanto riguarda in particolare il futuro dell’intermodalità marittima nel porto di Genova, vedo oggi una criticità, collegata alla nuova destinazione di alcune aree portuali, che potrebbero a breve ospitare depositi chimici. Questa scelta pericolosa e anacronistica, effettuata dall’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale e dal Comune di Genova, pone prima di tutto un grave problema di sicurezza per la popolazione. Pensiamo per esempio a quanto avvenuto a Beirut nell’agosto 2020. Inoltre, in termini di trasporto, stiamo rischiando di compromettere in via definitiva lo sviluppo delle Autostrade del Mare in quello che è storicamente il più importante porto italiano, con ricadute fortemente negative sui volumi di traffico».

Qual è, oggi, il punto di forza della regione, dal punto di vista dei traffici marittimi?

«Il sistema portuale di Genova-Savona è la prima realtà italiana in termini di volumi movimentati, diversificazione produttiva e valore economico. Si tratta di un primato importante e strettamente collegato alla posizione geografica, che è un naturale avamposto per il centro e il nord Europa. Per questo motivo ritengo che decisioni miopi e avventate sarebbero particolarmente gravi, perché potrebbero provocare perdite importanti per tutto il Paese».

Qual è il suo giudizio sugli investimenti previsti dal PNRR per il territorio?

«Il punto debole della Liguria è la condizione di degrado in cui versa la sua rete infrastrutturale. Le autostrade liguri da tempo non sono pienamente fruibili, impedendo di fatto il rapido scorrimento delle merci e ritardano notevolmente l’accesso di questi porti. A seguito dell’approvazione del PNRR, alla regione sono stati assegnati fondi per 1,3 miliardi di euro da investire in due priorità: infrastrutture e mobilità sostenibili, a partire proprio dagli interventi portuali. Si tratta di investimenti senza precedenti che però, per non essere vanificati, devono essere accompagnati da un profondo intervento di sburocratizzazione e semplificazione delle procedure a livello nazionale, con l’obiettivo di attrarre investimenti privati in Italia».

 

Fonte: L’Avvisatore Marittimo