Caro benzina 2022: facciamo il punto

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Caro benzina 2022: facciamo il punto

Il tema del caro benzina è uno dei più sentiti dagli italiani. Che si tratti di un impiegato pubblico, di un imprenditore privato, di uno studente o anche di un’entità industriale, tutti devono fare i conti con l’instabilità dei prezzi del carburante, in continuo rialzo ormai da mesi salvo qualche sporadica parentesi di lieve calo. Appare superfluo sottolineare che nel periodo estivo il caro benzina diventi un tema addirittura prioritario per le tante persone che si accingono a programmare le agognate vacanze, soprattutto dopo un biennio caratterizzato dalle restrizioni ai viaggi e agli spostamenti. I numeri, diffusi dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili sono allarmanti: dal 20 al 26 giugno il prezzo medio della benzina verde ha toccato quota 2,073 euro al litro (+1,05 centesimi, pari a +0,51% rispetto ai 7 giorni precedenti); il gasolio a 2,033 euro al litro, in aumento di 2,70 centesimi pari ad un rialzo dell’1,39%. Le stime del Codacons indicano un aumento del 27,7% su base annua per la benzina e del 37% per il gasolio.

Caro benzina: le misure messe in campo finora

Ad aggravare ulteriormente uno scenario già molto critico, occorre ricordare che i prezzi attuali sono già il prodotto del taglio delle accise, introdotto a marzo proprio per contenere il rialzo dei carburanti e che doveva durare un mese, poi prorogato dapprima fino al 2 maggio, poi ancora fino all’8 luglio e ora ulteriormente prorogato fino al 2 agosto. Appare evidente, però, che questa misura da sola sia insufficiente ad arginare il caro benzina, che continua a pesare come un macigno sulle tasche dei privati cittadini e sui bilanci delle imprese, prime tra tutti quelle del settore trasporti e logistica.

In questi giorni in Parlamento si discuterà di nuove misure integrative, figlie degli incontri sul disegno di legge di assestamento di bilancio, che dovrebbe indicare al governo un aggiornamento sulle previsioni della finanza pubblica e, di conseguenza, l’eventuale disponibilità finanziaria per le azioni di calmieramento del caro benzina realmente attuabili.

Intanto Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, indica la necessità di “tornare ai prezzi amministrati o ridurre l’Iva dal 22 al 10 per cento, alzando anche il taglio delle accise di altri 10 cent”, misure necessarie per dare respiro al portafoglio degli italiani.

Caro benzina e transizione ecologica: la correlazione

La transizione ecologica introdotta dal Green Deal Europeo (di cui il Gruppo Smet è sostenitore negli intenti, ne abbiamo parlato qui) è stata avviata, con obiettivo neutralità climatica entro il 2050. Tra le misure del Patto Verde, ovviamente, ci sono quelle che dovrebbero portare ad un progressivo abbandono dei veicoli a combustione tradizionale a vantaggio di quelli alimentati con fonti di energia rinnovabili. Un progetto ambizioso e necessario allo stesso tempo, ma che richiederà in ogni caso uno sforzo economico ai tanti cittadini europei che nei prossimi anni saranno costretti a cambiare l’auto, dettaglio non trascurabile anche per le aziende di trasporti che fondano la propria attività sul proprio parco circolante.

Gli italiani, dal canto loro, hanno già dato prova di voler sposare la causa climatica proprio intervenendo sulla scelta del proprio nuovo veicolo: l’Unrae (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri) rivela che in Italia le auto full hybrid, Plug-in hybrid ed elettriche ammontano ad un 42,1% del totale, dato molto vicino al 47,8% complessivo che riguarda auto a benzina e diesel (numeri aumentati di sette volte rispetto al 2019, grazie anche agli ecobonus resi disponibili).

È evidente, ad ogni modo, che caro benzina e transizione ecologica siano legati da un filo che non si può ignorare: il primo, se non verrà arrestato, inciderà sempre di più sulle finanze delle famiglie italiane diminuendone fortemente il potere d’acquisto, anche della prossima auto; il secondo richiederà – in un futuro prossimo – un ulteriore esborso a quelle stesse famiglie che, pur volendo dare il proprio contributo alla transizione, si troveranno costrette a fare i conti con le proprie reali possibilità.