Il 2019 è stato un anno, a mio avviso, caratterizzato da un sottofondo generale di incertezza. Questo sentiment ha attraversato tutti i settori economici e merceologici del nostro Paese. Naturalmente anche il settore della logistica e dei trasporti, essendo nient’altro che la catena cinematica con cui il mondo produttivo ed economico si collegano al mondo del consumo e alla popolazione, lo ha subito interamente. Soprattutto, l’anno 2019 si è chiuso l’evidenza straordinaria della fragilità delle nostre infrastrutture stradali, che penalizzano in modo rilevante il settore dei trasporti e, con esso, l’intero sistema economico italiano.
La precarietà della rete autostradale è manifesta: una serie di eventi drammatici, oltre al tragico culmine di agosto 2018 a Genova, hanno portato ad una situazione paradossale da parte dei gestori. Da gennaio 2020, si sta diffondendo la pratica “prudenziale” di chiudere alcune carreggiate, per limitare il carico sugli assi stradali al fine di ridurre il rischio di crolli. Siamo all’assurdo: nel resto del mondo le infrastrutture seguono l’andamento dell’economia, mentre in Italia, dove si viaggia ancora a due corsie sulla maggior parte degli assi stradali, la circolazione si riduce addirittura ad una sola corsia per paura delle conseguenze. In particolare, possiamo citare i problemi di viabilità sulle Autostrade A6 Savona-Torino e A26 Genova Voltri-Gravellona Toce, causati dalla fragilità e dalle condizioni di usura di alcuni viadotti. Secondo i nostri calcoli, il danno subito dal settore dell’autotrasporto è stimabile in un incremento dei costi pari a 5 milioni di euro al mese sull’asse autostradale Liguria-Piemonte, dovuti all’aumento indefinito dei tempi e dei chilometri di percorrenza.
Oggi è evidente che questo Paese ha bisogno di una pianificazione strutturata sul tema delle infrastrutture, che è diventato una priorità assoluta sia dal punto di vista economico, che dal punto di vista della sicurezza: non è più possibile vivere in una situazione di continua emergenza. E soprattutto non è più possibile trasferire all’autotrasporto, che con i pedaggi è sostanzialmente il maggior investitore del sistema autostradale, gli oneri economici, i ritardi di manutenzione e insomma tutte le inefficienze della rete. Ricordiamo anche che, proprio per conseguire maggior efficienza, l’autotrasporto sta via via adeguando la propria flotta circolante a nuovi standard, caratterizzati innanzitutto da dimensioni maggiori: ma nel frattempo le strade restano, inesorabilmente, quelle degli anni Settanta. Vediamo un totale scollamento fra mercato e offerta infrastrutturale. È davvero frustrante parlare di tecnologie 4.0 applicate al trasporto e alla logistica, quando i nostri veicoli devono affrontare un Paese che, infrastrutturalmente, cade a pezzi.
LM: Ma questo peso insostenibile sull’infrastruttura stradale è anche conseguenza di un mancato equilibrio modale?
DDR: Esatto, la domanda contiene già la risposta ed è in questa direzione che stiamo lavorando, sia con l’associazione ALIS, sia dal canto nostro come Gruppo Smet. E lo facciamo promuovendo, incentivando, investendo in domanda di trasporto alternativa. È di questi giorni, ad esempio, l’ufficializzazione di un nuovo collegamento intermodale ferroviario multistop tra il Nord e il Sud Italia, realizzato dal Gruppo Smet tramite la sua controllata SIT Rail, insieme a CFI – Compagnia Ferroviaria Italiana. Il nuovo servizio collega il terminale di Orbassano (Torino) con Verona e successivamente con il terminal di Bari. Sono previste al momento tre partenze settimanali, che saliranno a sei a partire dal mese di maggio. Il collegamento consentirà di trasportare tramite ferrovia oltre 270 camion a settimana, che diversamente percorrerebbero il tragitto tramite autostrada: si genererà così una riduzione di emissioni di CO2 del 65%. In sintesi: da un lato abbiamo una palese inadeguatezza infrastrutturale, che difficilmente potrà essere colmata nel breve o nel medio periodo. E ripeto, questo sarà il punto centrale dello scenario politico ed economico del 2020. Il Paese non regge con queste infrastrutture; è un dato di fatto. E in attesa di una necessaria evoluzione di questo fronte, la risposta più efficiente sta nella modalità alternativa: mare e ferrovia. Queste modalità ci offrono una soluzione di sostenibilità declinata in una nuova accezione: non solo quella ambientale, che già peraltro realizzano, ma anche quella infrastrutturale, riducendo in modo virtuoso il peso e il rischio sulle nostre strade. Dove la loro evidente fragilità non può essere colmata dall’oggi al domani, c’è bisogno di concepire il trasporto in modo diverso. Ecco che diventano indispensabili le misure già avviate dai governi precedenti in tema di equilibrio modale, come Ferrobonus e Marebonus, che possono accompagnare lo Stato e le aziende in questo percorso di evoluzione delle infrastrutture stradali, rendendo più accessibili le modalità alternative quali ferro e mare.
Le normative che regolano gli appalti, comprese la Legge di Bilancio e il Decreto Fiscale 2020, stabiliscono la responsabilità in solido del committente in merito al trattamento economico degli operatori impiegati nelle aziende fornitrici: e questo vale anche per la logistica. Al di là delle parole e della teoria però di fatto il tema della legalità è ancora critico nel nostro settore, con particolare riferimento alle attività definite di “facchinaggio”. Non è una novità che le cooperative fornitrici di servizi di movimentazione interna, siano in molti casi gestite come “scatole cinesi”, dunque con ricorso a realtà terze che agiscono al di fuori della correttezza normativa. Questo il problema, ma le soluzioni? A nostro avviso la committenza è la principale responsabile: suo sarebbe il compito di vigilare sulla qualità dei fornitori, dubitando per principio di tariffe non verosimili, anziché affrettarsi a giocare con esse su un mercato che inevitabilmente risulterà fuorviato.
Questo l’invito alla committenza: sospettare e vigilare sulla verosimiglianza delle offerte che riceve. Ma c’è una responsabilità più generale, più trasversale: fino a che il mercato sarà totalmente speculativo, ci saranno sempre i furbi che andranno in questa direzione, mortificando la nostra categoria con pratiche illegali uniche in grado di operare alle condizioni richieste.
Lato autotrasporto, l’illegalità purtroppo prende altre forme, perché in Italia subiamo ancora l’enorme frammentazione delle aziende. Una base aziendale polverizzata è terreno fertile per illegalità diffuse, o pratiche sleali, o più semplicemente per l’impossibilità di avviare strategie evolutive positive: si tende solo alla sopravvivenza.
Le visioni della nostra azienda e dell’associazione ALIS convergono totalmente: “Sustainability first” è per il Gruppo Smet il dogma e driver operativo ed è con questo spirito che l’azienda ha avviato, circa vent’anni fa, il servizio di Autostrade del mare, in partnership con l’armatore Grimaldi. Sempre come gruppo, stiamo investendo senza sosta in nuove tecnologie di trasporto: dal 2014 abbiamo introdotto nella nostra flotta trazioni a metano liquido, con cui siamo riusciti a garantire una riduzione del 15% di CO2 e del 95% di polveri sottili. La nostra idea è portare la flotta del Gruppo Smet, che oggi conta circa 5.500 unità, interamente diesel free a partire dal 2023. Per il 2020 abbiamo già acquistato il primo veicolo merci full electric, che con i suoi 400-450 km di percorrenza con un ciclo di carica, sarà più che adeguato per gestire il primo o ultimo miglio degli ambiti di carica, sarà più che adeguato per gestire il primo o ultimo miglio degli ambiti di trasporto intermodale. Non pensiamo più a camion con lunghissime percorrenza sulle tratte stradali, bensì a veicoli integrati in un progetto intermodale, che consentano il carico in outbound o la distribuzione inbound di tutto quello che parte o arriva a porti o interporti, a seconda che si parli di intermodalità marittima o ferroviaria.
LM: Ma quanto costa essere sostenibili?
DDR: Questa è una domanda che ci siamo sentiti rivolgere veramente troppo spesso. Quanto conviene essere green? In quanto tempo rientrate dell’investimento? Questa la nostra unica risposta: gestiamo i trasporti in modo sostenibile perché non sapremmo farlo in altro modo. Questo è l’imprinting aziendale che abbiamo ricevuto dalla nascita, questo l’ambito che caratterizza il nostro muoverci nella logistica. Le progettualità che avanziamo tendono ad una sostenibilità ambientale ed economica per la nostra committenza, con tutte le strategie e le soluzioni possibili per realizzare questo obiettivo: ridisegnando i flussi logistici nel modo più intelligente, riducendo le percorrenze a vuoto, massimizzando i dati e i carichi sulle singole unità di carico, ricorrendo alle alternative modali, facendo insomma tutto il possibile per rendere il trasporto più efficiente e meno costoso.
L’ecommerce è indubbiamente una enorme opportunità, anche per noi. Riteniamo che nei prossimi anni questo settore ci porterà un incremento significativo di business, proprio per il cambiamento delle abitudini del consumo e per il cambio dei flussi logistici che saranno correlati ai transit time richiesti da questo tipo di prodotto.
Considerando quanto affermato all’inizio, preferire che la nostra attenzione fosse più concentrata sull’oggi, che non sul domani. Certo, la visione è importante come prospettiva, ma in questo momento noi abbiamo un bisogno disperato di concretezza e non vorrei che la tecnologia diventasse oggi una sorta di “distrazione di massa”. Più che accarezzare i possibili scenari tecnologici del futuro remoto, fra i quali metterei anche la guida autonoma e l’intelligenza artificiale, preferire che si coltivassero più in concreto le tecnologie in grado di aiutarci nell’immediato. Per esempio sistemi di sicurezza a bordo mezzo in grado di rilevare gli oggetti vicini e di prevenire le collisioni. Questo dunque il nostro invito ai fornitori di tecnologia, con i quali tra l’altro siamo costantemente in contatto: dedicare la giusta attenzione all’evolutiva più remota, ma dare priorità assoluta a sistemi tecnologici che possano dare effetti positivi in un arco temporale più prossimo, per rispondere in modo efficace alle esigenze di sicurezza e di affidabilità dei nostri attuali servizi.
Come Gruppo Smet abbiamo avviato una nostra scuola di eco-driver, dove formiamo gli autisti e condividiamo con loro i nostri criteri operativi. In questo modo siamo sicuri di poter creare quelle maestranze che siano in grado di realizzare nel concreto i parametri che diamo al nostro servizio di trasporto. Dall’altra parte, ricerchiamo ingegneri logistici e ingegneri gestionali, giovani e intraprendenti, che abbiano voglia di mettersi in discussione e di immaginare senza tabù le prospettive future e le opportunità che le nuove tendenze faranno emergere nel mondo del trasporto.
Il bilancio 2019 è stato molto positivo sia per ALIS, che per il Gruppo Smet. L’Associazione Logistica dell’Intermodalità Sostenibile, nata a Roma ad ottobre 2016, conta oggi oltre millecinquecento associati, impegnati a vario titolo in attività di trasporto via strada, mare, ferro. ALIS ha traguardato lo scorso anno obiettivi importanti con un ulteriore incremento di adesioni, fra le quali compaiono imprese di alto livello sia nazionali che internazionali, in grado di accrescere l’autorevolezza e la rappresentatività del nostro cluster. Fra le ultime adesioni, possiamo citare quella di Enel X, la business line del Gruppo Enel dedicata ai prodotti innovativi e alle soluzioni digitali nei settori in cui l’energia mostra il maggior potenziale di trasformazione: abitazioni, imprese, città e mobilità elettrica. «La crescente diffusione della mobilità elettrica – ha commentato il presidente Guido Grimaldi – sta rendendo tale modalità sempre più parte integrante delle scelte strategiche attuali e future dei nostri associati, che stanno portando avanti importanti processi di ammodernamento sia delle flotte navali che del parco veicolare circolante. In particolare, riteniamo opportuno sostenere politiche volte alla decarbonizzazione, tema centrale all’ordine del giorno di tutte le agende politico-istituzionali. Promuoveremo la crescita del numero di navi ibride e di veicoli elettrici circolanti così come lo sviluppo dell’elettrificazione della rete viaria e portuale mediante l’installazione delle colonnine elettriche di Enel X per coprire in modo capillare l’intero territorio nazionale».