È la storia di una famiglia e di un’impresa. Una trama di vita e di lavoro, che corre nel tempo e lungo le strade con le merci da trasportare su rotte sempre più allargate. Il marchio dell’azienda è Smet, il cognome della famiglia è De Rosa, la sede amministrativa è a Salerno, terra di origine del fondatore dell’azienda di autotrasporti e logistica. Oggi, alla guida del gruppo c’è Domenico De Rosa amministratore delegato in rappresentanza della terza generazione di imprenditori, che così focalizza le origini dell’impresa di famiglia.
«La nostra azienda, il Gruppo Smet, nasce nel 1947 ad opera di mio nonno, Domenico De Rosa. Si sviluppa con l’avvento di mio padre, Luigi De Rosa. E, dal 2008, con la terza generazione ha un impulso europeo, con il mio impegno diretto all’interno del Gruppo. La peculiarità del nostro avvio, come si può immaginare, è il trasporto in quel tempo dedicato ai prodotti della terra, beni di prima necessità e, già negli anni ‘50-‘60, il prodotto cisternato per gli oli, non solo industriali, ma anche per i prodotti alimentari».
Dal trasporto dei prodotti alimentari del territorio e dei beni di prima necessità, partendo dalla ricostruzione sociale ed economica di un Paese, il Gruppo Smet ha macinato chilometri e chilometri. Via via ha imboccato strade sempre più lunghe e ambiziose, nel solco di una sfida senza confini. Una sfida affrontata puntando sulla specializzazione, una carta risultata decisiva per orientare lo sviluppo dell’azienda.
«Sicuramente entrambe le commodity di cui parliamo, che sono l’automotive e il glass, cioè il vetro edilizio che si vede nella costruzioni di palazzo, c‘è la necessità di una struttura iper-efficiente. L’automotive richiede un just-in time, richiede di unire distanze molte lunghe con una precisione incredibile. Copriamo abitualmente distanze da oltre duemila chilometri con approssimazione di non oltre 30 minuti allo scarico. Quindi deve essere davvero tutto sincronizzato con una organizzazione complessa, tutta articolata e funzionante».
Automotive e vetro piano, quindi. Il Gruppo Smet focalizza sforzi, impegno e investimenti su questi due settori plasmando la loro attività. Ma quali sono le caratteristiche, quali le peculiarità di questo genere di trasporti, in particolare dell’automotive? Domenico De Rosa, Amministratore delegato del Gruppo, traccia i segni distintivi dell’attività di famiglia: una gara continua, in questo caso anche contro il tempo, perché questo lavoro è una programmazione ferrea, una sincronia di viaggi calcolati al minuti e al chilometro. Potremmo quasi dire una catena di montaggio on the road.
«Ad esempio noi uniamo distanze come il Portogallo con l’Italia, la Romania con la Spagna, la Polonia con il Portogallo. È chiaro che l’automotive ha come elemento finale della logistica le carrozzerie nelle quali vengono assemblati i prodotti che noi vediamo sulle strade: autoveicoli piuttosto che veicoli industriali. Noi congiungiamo tutto il flusso inbound da fornitore che produce un singolo componente, fino alla carrozzeria che ne assembla tutta la gamma per dare il prodotto finito. Quindi, è importante per garantire le produzioni di questi impianti: in Italia tutta l’area di FCA, quindi il poligono che esiste al sud Italia (Melfi, Cassino, Pomigliano d’Arco, Atessa, Avellino e Foggia), l’asse nord (Mirafiori e Brescia), in Spagna dove abbiamo il Gruppo PSA, in Germania dove c’è il Gruppo Volkswagen. Questa è la nostra committenza primaria automotive».
La cifra distintiva del Gruppo Smet è investire sul futuro programmando nel dettaglio il presente. Traguardare orizzonti imprenditoriali attraverso un’analisi attenta delle possibilità di sviluppo, agganciandolo alla tecnologia e a un mondo che cambia a ritmi vorticosi. Per un’azienda di trasporti, specializzata nella logistica integrata, la scelta di veicoli sempre più innovativi e il rinnovo sistematico delle flotte rappresentano un passaggio decisivo. Tanto più lo diventano in questo tempo nel quale l’efficienza di un’impresa e la qualità dei servizi che eroga, passano anche dalla sua capacità di utilizzare mezzi e tecniche sempre più sostenibili. In questa direzione il Gruppo Smet ha partecipato alla sperimentazione di tir lungo 18 metri, quindi 1,5 metri in più rispetto alle dimensioni standard.
«Sicuramente l’evoluzione del veicolo industriale è continua. Cambiano le tipologie, cambiano le dimensioni, cambiano le caratteristiche di sostenibilità. Noi siamo un’azienda molto attenta all’innovazione e alla sostenibilità. Per alcuni aspetti siamo degli stimolatori naturali del processo legislativo. Siamo stati pionieri, nel 2009 in Italia, sul progetto Diciotto metri. Abbiamo aderito alla prima fase del progetto, siamo stati coloro i quali hanno rilanciato la seconda fase nel 2012. Abbiamo ritirato il maggior numero di licenze in deroga per questo tipo di convoglio, che di fatto aumenta la capacità di carico dalle 33 pedane alle 37. Consentendo alla domanda crescente di trasporto non un proporzionale aumento di numero di camion, ma un ottimizzazione del trasporto a tutti gli effetti».
Il mercato dell’autotrasporto è dilaniato dai pesanti squilibri indotti dalla mancanza di regole, che salvaguardino le pari opportunità tra le imprese nei vari paesi. Le aziende dell’est stanno conquistando quote di mercato sempre più ampie, grazie a costi operativi decisamente ridotti rispetto a quelli sostenuti dalle imprese della cosiddetta vecchia Europa. In ballo condizioni di lavoro, fiscalità e salari profondamente diversi, spesso neppure paragonabili. A Bruxelles è in discussione il pacchetto stradale: gli autotrasportatori italiani sollecitano azioni incisive per arginare fenomeni come il cabotaggio abusivo e il dumping sociale. La Commissione europea è spaccata, il quadro politico appare estremamente incerta. Dalla tolda di comando del Gruppo Smet, Domenico De Rosa traccia i possibili scenari.
«Io mi auguro che una regolamentazione europea unica possa andare a livellare il differenziale di competitività. È indubbio che esista una sperequazione tra paesi europei e questo non fa bene a nessuna impresa. Né a quella italiana, che subisce, né tantomeno all’impresa – tanto per dire – ungherese, che beneficia di un costo agevolato, ma di esso non se ne avvale il dipendente, il quale, subendo i costi europei, non si porta a casa granché. Io auspico che la responsabilità politica europea porti a un livellamento ex lege».
Come abbiamo sentito, il Gruppo Smet ha preso forma nell’immediato dopoguerra a Salerno. È la testimonianza concreta di come un’impresa del Mezzogiorno possa affermarsi su basi continentali, portando in giro per l’Europa valori tipici e caratteristiche vincenti.
«Noi diciamo sempre di aver fatto degli anticorpi importanti per affrontare mercati difficili. Però per il risultato del nostro Gruppo devo attribuire importanza a quello che mio padre Luigi De Rosa ha fatto negli anni ‘90. Cioè un collocamento dell’azienda in Europa, posizionando il baricentro nel nord Italia, fra Torino, Venezia e Milano. Oggi noi abbiamo potuto sviluppare un’ossatura impostata negli anni ‘90. Direi una bugia se dicessi che è un’azienda tipicamente del sud, ma certamente il regime valoriale è del territorio».