Olio d’oliva: il Piano SalvaOlio di Coldiretti per salvare il made in Italy

Piano SalvaOlio

Olio d’oliva: il Piano SalvaOlio di Coldiretti per salvare il made in Italy

Il mercato dell’olio d’oliva italiano, a causa dei danni provocati dalle condizioni metereologiche avverse, dalle malattie, come il batterio della Xylella, e delle sofisticazioni con olii prodotti all’estero, è messo a dura prova. Per combattere i rischi legati a questi fenomeni, il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, ha presentato al Ministero delle Politiche Agricole, Gian Marco Centinaio, il Piano SalvaOlio. Vediamolo nel dettaglio. «Ci aspettiamo anche una decisa difesa della produzione italiana in Europa nell’ambito degli interventi di politica agricola in modo che i fondi vadano alle vere imprese olivicole – commenta Prandini – e nei negoziati internazionali dove l’agroalimentare italiano viene troppo spesso usato come moneta di scambio per interessi diversi».

Il Piano SalvaOlio di Coldiretti

Smet food logistics

Il Piano SalvaOlio presentato da Coldiretti prevede in tutto dieci punti. Punti che il Gruppo Smet, da sempre attivo nel settore del trasporto merci alimentari, ritiene assolutamente condivisibili. Ecco i punti del piano qui di seguito:

  1. avviare un nuovo Piano olivicolo nazionale per rilanciare il settore con una strategia nazionale e investimenti adeguati, per modernizzare gli impianti olivicoli, puntando sulle cultivar nazionali che rappresentano il nostro patrimonio di biodiversità; favorendo lo sviluppo e la sottoscrizione di contratti di filiera;
  2. garantire adeguate risorse al Fondo di solidarietà nazionale per far fronte alle pesanti calamità che hanno colpito importanti aree del Paese, come la Puglia, con il dimezzamento della produzione nazionale di olio di oliva che ha messo in ginocchio il settore;
  3. esprimere solidarietà all’olivicoltura salentina compromessa dalla xylella, sostenendola con azioni concrete a partire dall’immediata attuazione del Decreto sullo stato di emergenza al fine di consentire i reimpianti, gli innesti e la programmazione delle attività dei frantoi e degli olivicoltori;
  4. dare maggiore trasparenza all’attribuzione dei finanziamenti dell’attuale OCM, in modo che i fondi vadano alle vere imprese olivicole e difendere l’extravergine italiano nell’ambito dei negoziati internazionali dove l’agroalimentare italiano viene troppo spesso usato come moneta di scambio per interessi diversi;
  5. stringere le maglie ancora larghe della legislazione con l’approvazione delle proposte di riforma dei reati alimentari presentate dall’apposita Commissione presieduta da Giancarlo Caselli;
  6. pretendere l’obbligo della registrazione telematica degli oli commercializzati in tutti gli Stati membri, così come già istituito in Italia attraverso il SIAN;
  7. difendere il Panel test, strumento necessario per la classificazione e la valutazione delle caratteristiche organolettiche degli oli di oliva vergini al fine di tutelare i produttori di oli di qualità e i consumatori;
  8. promuovere una maggiore trasparenza dell’indicazione obbligatoria dell’origine in etichetta, per l’olio extravergine di oliva (con etichette leggibili per i consumatori e prevedendo l’obbligo dell’indicazione dei Paesi di provenienza degli oli che compongono le “miscele”) e per le olive da tavola che ad oggi non hanno alcuna indicazione obbligatoria in etichetta relativamente al Paese di coltivazione delle olive;
  9. promuovere la conoscenza e la cultura dell’olio evo di qualità tra i consumatori al fine di aiutarli a scegliere con maggiore consapevolezza;
  10. eliminare il segreto di stato sui flussi di importazione, anche per verificare gli arrivi di prodotti da Paesi che non rispettano norme analoghe a quelle italiane rispetto all’uso di sostanze chimiche o alla tutela dei lavoratori.