Il dato è oramai confermato da più parti: il porto di Salerno, nonostante i lunghi mesi di crisi economica dovuta alla pandemia sanitaria ha sostanzialmente retto. C’è, però, un altro elemento che caratterizza il risultato contro corrente dello scalo salernitano nel 2020: la nazionale. O meglio, il suo Port Liner Shipping Connectivity Index, un rilevatore globale che analizza la presenza di reti commerciali internazionali all’interno dei porti di tutto il mondo.
A rilevare la buona performance del porto di Salerno nel 2020 anche da questo punto di vista è il periodo bollettino del Centro Studi Fedespedi, la Federazione nazionale delle Imprese di Spedizioni internazionali. Salerno è l’ottavo porto italiano nella classifica della connettività. Questo vuol dire che, nonostante il calo seppur parziale dei traffici, lo scalo salernitano rappresenta un punto importante per tante rotte mercantili che uniscono l’Europa agli altri continenti. Sono sei i fattori su cui si costruisce l’indice di connettività: il numero di chiamate programmate per nave a settimana, la capacità portuale totale offerta, il numero dei servizi di trasporto di linea regolare da/per il porto, il numero di compagnie marittime che scalano il porto, la dimensione media inTEU delle navi utilizzate dai servizi di linea, il numero di porti collegati al porto di riferimento tramite servizi diretti. Dall’incrocio di tutti questi parametri il porto di Salerno nel 2020 si è collocato, come detto, all’ottavo posto in Italia e al 234esimo posto a livello globale. Il porto più interconnesso al mondo + quello di Shangai, seguito da Singapore. In Europa, invece, il centro dei traffici marini globali è Rotterdam, mentre in Italia il podio vede Gioia Tauro al primo posto, seguito dai porti di Genova e La Spezia. Salerno è a metà classifica dell’elenco degli scali nazionali. Hanno ottenuto performance peggiori realtà anche importanti come Civitavecchia, Bari, Cagliari, ma anche Ravenna, Ancona e Savona. La conferma che la connettività sia incentrata nei porti asiatici arriva anche dai risultati del primo trimestre 2021 dei dati dei traffici commerciali: le percentuali maggiori di aumento (+13%) arrivano proprio dai porti dell’estremo Oriente, mentre in Italia le cose vanno diversamente. Ad eccezione dei soli porti di Savona, Trieste e La Spezia che segnano un trend positivo, gli altri registrano condizioni di sostanziale stabilità o netti peggioramenti. Salerno rientra tra quelli stabili, in cui i traffici sono lievemente diminuiti del -1,8%. Nulla rispetto al -7% e -8% rispettivamente di Ancona e Livorno.
Se quindi i traffici su mare sono proiettati ad una ripresa sempre più veloce, il futuro della vicina logistica e del trasporto interzonale passa necessariamente attraverso gli assi di sviluppo inseriti nel PNRR del Governo Draghi. «Riteniamo positiva la previsione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – ha affermato il CEO di SMET, Domenico De Rosa – di destinare 630 milioni di euro per investimenti infrastrutturali volti ad assicurare un adeguato sviluppo dei collegamenti delle aree ZES (Zone Economiche Speciali) con la rete nazionale dei trasporti, in particolare con le reti Trans Europe (TEN-T)». La paura del CEO di Smet è che si punti troppo sulle nuove opere e poco sulla manutenzione di quelle preesistenti, soprattutto quelle del Sud, in netto ritardo rispetto al Nord Italia e ancor di più al Nord Europa. «Siamo sinceramente sorpresi – conclude De Rosa – di dover osservare l’assenza poco comprensibile dell’automotive nel PNRR. Riteniamo che un settore altamente strategico come è certamente questo per il nostro Paese non possa essere che al centro di un efficace piano di rilancio industriale vero e che solo in questo modo possa essere valorizzato come volano per l’intera economia e generare lavoro».
Fonte: la Città