Condividiamo con il Presidente Draghi: il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che l’Italia ha presentato alla Commissione Europea, non è solo una questione di lavoro, di benessere e di reddito. È un discorso molto più ampio, che include i valori civili fondamentali. Da questo piano e dalla sua attuazione dipende il destino del nostro paese.
Il Recovery Plan prevede per l’Italia finanziamenti complessivi pari a 221,1 miliardi di euro, di cui 191,5 miliardi dai fondi dell’Unione Europea, fra sussidi e prestiti a basso tasso d’interesse, e 30,6 miliardi di risorse interne, da impiegare entro il 2026. «Il futuro dell’Italia non può prescindere dalle grandi opere, che devono porre rimedio ad un grave deficit infrastrutturale». Alla voce “Infrastrutture per una mobilità sostenibile”, il Piano stanzia 25,3 miliardi di euro, gran parte destinati alla messa in sicurezza ed efficienza della rete viaria e autostradale e all’implementazione dell’Alta Velocità ferroviaria. A nostro modo di vedere gli interventi sulla rete ferroviaria individuati dal piano, tra cui il miglioramento del transito sulla Roma-Reggio Calabria, il potenziamento delle linee per la Liguria, le opere di adduzione tra Verona e il Brennero, sono strategici, così come lo sono il rinnovo dei carri merci e dei locomotori. La ferrovia, insieme ai collegamenti marittimi, è parte integrante nello sviluppo del trasporto intermodale di cui il nostro gruppo ha compreso tra i primi in Europa le potenzialità in termini di efficienza e sostenibilità ambientale. Oggi sul fronte ferroviario operiamo con 16 company train alla settimana.
C’è poi la posizione geografica del paese, che fa dell’Italia la più grande piattaforma logistica naturale del Mediterraneo: il luogo naturalmente candidato a diventare il punto di arrivo e di partenza del trasporto merci via mare. Secondo l’ultimo Rapporto del Mare, datato 2019, il settore marittimo in Italia ha un peso economico di 34,3 miliardi di valore aggiunto, con 185 mila unità lavorative dirette. Ma fino ad oggi alla “risorsa mare”, è mancata una strategia organizzata a livello nazionale. A tal proposito, proprio in concomitanza con il Recovery Plan, Confindustria ha prodotto un Piano Strategico Nazionale che afferma l’importanza dell’economia del mare e delinea le misure necessarie, tra cui la pianificazione infrastrutturale degli scali marittimi, dei retroporti e delle Zone Economiche Speciali, le necessarie riforme istituzionali, lo sviluppo dell’innovazione tecnologica e della sostenibilità, la capacità di attrarre investimenti attraverso una politica fiscale adeguata.
Inoltre, siamo in sintonia con il Presidente di Confindustria Carlo Bonomi. Per l’economia del mare il Recovery Plan deve coincidere con la fase iniziale di un programma più lungo, fondato su quattro pilastri: interventi infrastrutturali, riforme, innovazione tecnologica e fisco. Un’attenzione particolare va riservata sicuramente al Mezzogiorno, dal momento che la vera ripartenza non potrà prescindere dal superare il divario esistente tra il Nord e il Sud del Paese. Mi sembra ottima la proposta del Southern Range logistico euromediterraneo, in sostanza un sistema unico di sviluppo per i porti meridionali, integrati con il sistema logistico-portuale del Centro Nord.